Linfoadenopatia della testa e del collo in età pediatrica: le nuove linee guida

Nel panorama scientifico nazionale e internazionale non erano fino ad ora presenti linee guida per la gestione della linfoadenopatia in età pediatrica. Per tale motivo, dopo le linee guida nazionali sulla gestione della febbre e sulla gestione della faringotonsillite, sono  state elaborate le linee guida sulla gestione delle linfoadenopatia della testa e del collo in età pediatrica, con il coordinamento del Prof Maurizio de Martino, per la parte pediatrica, del Prof Angelo Camaioni, di Roma, per la parte otorinolaringoiatrica e la supervisione scientifica-metodologica di  Elena Chiappini. Le Società Scientifiche rappresentate sono molte e molto prestigiose: le Società Italiana di Otorinolaringoiatria Pediatrica, Società Italiana di Otorinolaringoiatria, Società Italiana di Infettivologia Pediatrica, Federazione Italiana Medici Pediatri, Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche, Società Italiana di Chemioterapia, Società Italiana di Scienze Infermieristiche, Associazione Microbiologi Clinici Italiani, Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, Associazione Italiana Ematologia Oncologia Pediatrica, Società Italiana di Anatomia Patologica e Citologia diagnostica, Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica, Società Italiana di Scienze Infermieristiche Pediatriche, Società Italiana di Radiologia Medica oltre alla Associazione dei Genitori: “Noi per Voi”. Il panel multidisciplinare di esperti ha coinvolto molte figure di rilievo. Seguendo la metodologia  di lavoro proposta dal Piano Nazionale Linee Guida, il panel di esperti ha sviluppato alcune raccomandazioni pratiche utili nella diagnosi e trattamento a domicilio e in ospedale del bambino con linfoadenopatia della regione della testa o del collo, intesa come qualsiasi patologia interessante il linfonodo che ne determini un’alterazione delle dimensioni e/o della consistenza. Il documento include anche due pratici algoritmi decisionali che saranno di sicuro ausilio ad una gestione EBM di questa frequente patologia. L’algoritmo diagnostico terapeutico e' riportato alla fine dell'abstract. Di seguito riportiamo i quesiti e le raccomandazioni elaborate

 

QUESITI E RACCOMANDAZIONI

1. Quali sono le caratteristiche cliniche e anamnestiche che indirizzano verso una determinata eziologia e che guidano verso un iter diagnostico terapeutico?

- Nell’approccio al bambino con linfadenopatia devono essere considerati diversi fattori incluedenti: età del bambino, presenza di segni/sintomi sistemici (es. febbre, sudorazione notturna e perdita di peso), storia recente di infezione delle vie aeree, otalgia, odontalgia, puntura di insetto, traumi, rash, contatto con animali, viaggi, contatto tubercolare, ingestione di alimenti possibilmente contaminati, vaccinazioni e assunzione di farmaci (III-A).. 

- All’esame obiettivo devono essere inoltre valutate e specificate  le seguenti caratteristiche: sede interessata e lateralità, evoluzione (decorso acuto, subacuto, cronico), dimensione, stato della cute sovrastante, consistenza (molle, dura, fluttuante), relazione con i tessuti circostanti (mobilità, fissità), dolenzia e  dolorabilità, altri segni sistemici associati (epato-splenomegalia, reperti toracici, rash) (III-A).

 

2. Quando e quali accertamenti di I livello devono essere eseguiti?

L’iter diagnostico è illustrato nell’algoritmo.  In particolare:

- In caso di linfoadenopatia, mono- o  bilaterale, acuta con febbre e/o faringotonsillite e/o un quadro clinico compatibile con sindrome simil-mononucleosica si raccomanda l’esecuzione del test rapido per Streptococco -emolitico di Gruppo A.  Se tale indagine è negativa, deve essere eseguita una vigile attesa per 3-5 giorni e, in caso di persistenza e/o peggioramento del quadro, si raccomanda l’esecuzione di esami ematici (emocromo, PCR, ALT/AST,  VCA-IgM).  In caso di negatività delle indagini sierologiche per infezione da EBV  e/o alterazioni di  altri esami  ematici e/o persistenza di febbre  si raccomanda di considerare altri agenti responsabili di sindrome simil-mononucleosica (quali CMV, HSV, HHV-6, adenovirus, T.gondii), infezioni batteriche sistemiche, sindrome di Kawasaki o disordini linfoproliferativi  (III-A).

-  In caso di miglioramento e/o esami ematici nella norma si raccomanda comunque un attento controllo clinico nel tempo (VI-A).

- In caso di linfoadenopatia mono/bilaterale, di dimensioni inferiori a 2 cm, senza segni di flogosi locale associati si raccomanda un’attenta valutazione dell’andamento clinico (VI-A). Ogni linfoadenopatia che non regredisca in 4-6 settimane o non si risolva completamente in 8-12 settimane deve essere indagata con indagini cliniche e strumentali (III-A).

- In questi casi si consiglia di eseguire le seguenti indagini di primo livello*: emocromo, PCR, LDH, ALT/AST, sierologia per EBV, Intradermoreaizone di Mantoux e Quantiferon TB Gold In tube (QFT)  oppure T-SPOT.TB, ed  ecografia del collo (VI-B).

-Qualora il quadro risulti negativo o aspecifico si raccomanda di eseguire un approfondimento diagnostico di secondo livello includente*:  indagini sierologiche  per Toxoplasma gondii, Bartonella henselae, Francisella tularensis, Borrelia burgdorferi, Brucella spp., Listeria monocytogenes, citomegalovirus e una valutazione otorinolaringoiatrica, in base al quadro clinico-anamnestico  (VI-B).Se gli esami risultano indicativi per una patologia in particolare si raccomanda di intraprendere la terapia specifica ed, eventualmente, indirizzare il bambino allo specialista più indicato (infettivologo /oncoematologo/ chirurgo  ORL) (VI-A). Se gli esami non sono diagnostici, si raccomanda di eseguire una radiografia del torace ed  ecografia addominale e indirizzare il bambino allo specialista oncoematologo, che provvederà, se lo ritiene necessario, ad eseguire markers tumorali più specifici o eseguire biopsia escissionale del linfonodo (VI-B).In caso di linfoadenopatia mono o bilaterale di qualsiasi dimensione con evidenti segni di flogosi locale si raccomanda in prima istanza un trattamento antibiotico empirico con amoxicillina/acido clavulanico 80 mg/kg/die in 3 somministrazioni per 14 giorni e la rivalutare del bambino dopo 7 giorni. In caso non ci sia stato un miglioramento, si raccomandano indagini di primo e secondo livello in base ai risultati ottenuti In caso di linfoadenopatia mono/bilaterale di dimensioni superiori a 2 cm, senza segni di flogosi associati si raccomanda di eseguire in prima istanza le indagini di primo livello e secondo livello in base ai risultati ottenuti.                                                                                

Si raccomanda di valutare con particolare attenzione le seguenti condizioni:

-        età inferiore ai 12 mesi;

-        linfonodi di consistenza dura e/o fissità e/o non dolorabilità;

-        linfonodi di dimensioni superiori ai 3 cm; 

-        localizzazione linfonodale sovraclaveare, ascellare (in assenza di lesione cutanea consensuale);

-        forme generalizzate persistenti;

-        presenza di masse mediastiniche e/o addominali;

-        presenza di sintomatologia sistemica: febbre persistente non spiegata, prurito, perdita di peso, pallore, astenia, petecchie o altre lesioni emorragiche, epato-splenomegalia persistente (III-A).

Nel bambino con linfoadenopatia cervicale, più spesso acuta unilaterale, associata a uno o più sintomi tipici della sindrome di Kawasaki (febbre per almeno 5 giorni, congiuntivite bilaterale non essudativa, mucosite e/o cheilite e rash cutaneo con eventuale coinvolgimento palmo-plantare) è imperativa l'esecuzione di un'ecocardiografia (III-A).

  

3. Quando è raccomandata l’indagine ecografica? Quali caratteristiche ecografiche possono guidare l’iter diagnostico-terapeutico?

- La semplicità di esecuzione e la non invasività rendono l’ecografia raccomandata nel bilancio diagnostico della linfoadenopatia della testa e del collo (III-A).

- Nessuna singola caratteristica ultrasonografica è di per sé specifica di patologia benigna o maligna. In caso di coesistenza di più caratteristiche quali: forma tondeggiante; ilo assente; disomogeneità strutturale; coinvolgimento extracapsulare; disomogeneità strutturale; vascolarizzazione linfonodale caotica, la possibilità di natura maligna può essere  prospettata. In questi casi, in presenza anche di sospetto clinico, l’esame istologico resta l’unico mezzo per ottenere una diagnosi certa e definitiva (III-A).

 

4. Quando è indicata la terapia antibiotica e quale antibiotico deve essere utilizzato?

- Nei casi nei quali è indicato il trattamento antibiotico empirico il farmaco di prima scelta è amoxicillina + acido clavulanico da somministrare per os alla dose di 80 mg/kg/ die in tre somministrazioni giornaliere per 14 giorni, in caso di forma lieve (III-A).

- Nelle forme gravi (con compromissione dello stato generale e/o febbre persistente, incremento degli indici di flogosi) la terapia antibiotica empirica di prima scelta raccomandata è ampicillina + sulbactam oppure amoxicillina + acido clavulanico per via endovenosa (80 mg/kg/die, calcolato su ampicillina o amoxicillina, in tre somministrazioni) (III-A).

- In presenza di un elevato rischio di infezione da Staphylococcus aureus meticillino resistente (MRSA), posto in base alle condizioni cliniche del bambino, ai dati epidemiologici ed in base alla risposta alla terapia antibiotica empirica nelle prime 48-72 ore,  si raccomanda l’impiego di  clindamicina (nelle forme lievi 10-30 mg/kg/die in 3-4 somministrazioni giornaliere per os e nelle forme gravi 25-40 mg/kg/die in 3-4 somministrazioni giornaliere per via endovenosa) (II-A).

- Nel caso in cui siano disponibili dati microbiologici relativi all’eziologia e alla sensibilità batterica agli antibiotici, sarà possibile mantenere la terapia o modificarla in funzione dei dati acquisiti (III-A).

- Le forme da MRSA resistente a clindamicina devono essere trattate con vancomicina (15 mg/kg per tre volte al giorno) o linezolid (10 mg/kg per tre volte al giorno nei bambini di età inferiore ai 12 anni o 400-600 mg per due volte al giorno  nei bambini di età superiore ai 12 anni).

- Le linfoadeniti subacute o croniche, prevalentemente dovute a Bartonella henselae, Mycobacterium tuberculosis o Mycobacteria non tubercolari devono essere inquadrate sulla base del dati di laboratorio e trattate specificatamente (I-A).

 

 5. Cosa fare in caso di fallimento della terapia antibiotica?

In caso di fallimento terapeutico sono essenziali gli esami istologici e microbiologici per evidenziare le caratteristiche istologiche dei linfonodi interessati e prescrivere la più corretta terapia antibiotica o escludere forme non infettive (III-A).

 

6. Quando e quali accertamenti di secondo livello eseguire ?

- L’emocoltura dovrebbe essere limitata ai  casi di coinvolgimento sistemico con febbre e/o sospetta sepsi (III-B).

-La TC e la RM sono indicate solo nel sospetto di patologia maligna o di ascessi profondi del collo che possono richiedere il drenaggio. In fase prediagnostica per una valutazione “Whole Body” sono  indicate tecniche RM basate su sequenze STIR  e/o DWI (III-B).

-L’impiego della FDG-PET è da limitare, nei casi indicati (es. Linfoma di Hodgkin), al bilancio di estensione dell’eventuale patologia di base. L’alta dose di radiazioni rappresenta la maggiore controindicazione in pediatria (III-B).

-L’agospirato linfonodale non è indicato, nell’iter diagnostico della maggior parte delle linfoadenopatie pediatriche (VI B).

-Nei casi nei quali le indagini di primo livello non abbiamo permesso diagnosi eziologica, per l’inquadramento diagnostico è indicata l’asportazione (biopsia) escissionale del linfonodo più grande, completo di caspula, evitando la biospia a cuneo e l’aspirazione con ago sottile e l’agobiopsia con ago tranciante (III-A).

-La biopsia escissionale va effettuata sul linfonodo più grande, che dovrebbe essere rimosso con la capsula integra (III- A)

-La biopsia escissionale è raccomandata come esame diagnostico in presenza di almeno uno dei seguenti criteri: linfoadenopatia di dimensioni superiori a 2 cm che non si riduca di dimensioni nell’arco di 4-6 settimane o non si normalizzi nell’arco di 8-12 settimane; localizzazione a rischio per patologia neoplastica (ad es: sopraclaveare);  presenza di linfonodi duri, fissi e non dolenti; sintomi sistemici persistenti (febbre senza altra causa accertata, sudorazione notturna , perdita di peso > del 10%) (III-A).

 

7. Quali indagini devono essere eseguite sul materiale bioptico?

- Il prelievo bioptico deve essere inviato “a fresco” al laboratorio di anatomia patologica; qualora questo non fosse possibile, deve essere fissato in formalina neutra tamponata al 10% (III-A).

-Le indagini da effettuare dipendono dal sospetto diagnostico e comprendono le valutazioni morfologica, istochimica, immunofenotipica e molecolare. Il risultato di ciascuna analisi deve essere integrato al quadro clinico e ai reperti morfologici (III-A).  

-Le indagini infettivologiche da eseguire sul materiale linfonodale includono: esame batterioscopico, esame colturale per germi comuni, esame batterioscopico, colturale e PCR per micobatteri . Si raccomanda ove possibile l’esecuzione di indagini di biologia molecolare (ad es: PCR 16S o altre PCR specifiche) (VI-B).

 

8. Quando intervenire chirurgicamente e come?

-Il trattamento raccomandato utilizzato per un ascesso latero-cervicale che non risponda alla terapia antibiotica empirica è l’incisione ed il drenaggio (VI-A).

-Il trattamento chirurgico delle linfoadenopatie granulomatose di probabile etiologia da micobatteri non tubercolari è rappresentato da uno svuotamento funzionale selettivo del livello o dei livelli interessati in monoblocco con la cute se infiltrata (I-A).

 

9. Quali possono essere le complicanze chirurgiche?

- Le complicanze chirurgiche sono principalmente dovute a lesioni, temporanee nella maggioranza dei casi, dei rami del nervo faciale.  (V-A)

 

10. Come gestire il bambino con sospetta infezione da micobatteri?

-In presenza delle seguenti caratteristiche anamnestico/cliniche: tumefazione linfonodale cervicale monolaterale che persiste per più di tre settimane; buone condizioni generali, assenza di febbre, non segni di infezione suppurativa localizzata; età compresa tra 0-5 anni; tendenza alla necrosi colliquativa interna con successiva fistolizzazione all’esterno; TST positivo con infiltrato >5mm e <10mm; IGRA negativi; reperti compatibili con necrosi e colliquazione interna e reperti che escludono una patologia maligna alla diagnostica per immagini è necessario procedere ad esame microbiologico su tessuto da linfonodo (sia esso ottenuto da asportazione che da biopsia o agoaspirato).

-Generalmente l’infezione da micobatteri non tubercolari si associa ad un TST positivo (con diametro di infiltrazione inferiore a 10mm, che però non costituisce un cut off assoluto) e ad un test IGRA negativo. Tuttavia un esito negativo di un TST non permette di escludere l’infezione da micobatteri (II-A). 

-In presenza di IGRA positivo o di altri elementi anamnestico/clinici suggestivi (presenza di un sospetto/accertato caso fonte per tubercolosi bacillifera o reperti toracici dubbi o presenza di febbre/tosse o decadimento delle condizioni generali) deve essere considerata la probabile natura tubercolare della linfoadenopatia (I-A).

-Una parte del materiale bioptico od agoaspirato da linfonodo affetto deve tassativamente essere destinata alle indagini microbiologiche. Per la raccolta di tali campioni non possono essere utilizzati contenitori con formalina.

- La richiesta degli esami microbiologici deve fare esplicitamente riferimento alla ricerca di micobatteri. Esame microscopico e colturale devono essere sempre richiesti; la richiesta di amplificazione genica è consigliata, in particolare quando l’esame microscopico è positivo.

- Qualora non esistano accordi precisi è consigliabile segnalare al microbiologo la necessità di allargare la ricerca anche a M. haemophilum.

 

- Poiché la linfoadenopatia da micobatteri non tubercolari, qualora definita la diagnosi microbiologicamente, è una condizione benigna autoresolventesi, seppur gravata da un decorso prolungato e che influenza negativamente la qualità di vita del bambino e della famiglia, anche la sola osservazione può rappresentare una scelta gestionale, seppure non ottimale. Allo scopo di abbreviare il decorso della patologia e il disagio per il bambino e la famiglia può essere adottata un opzione terapeutica più aggressiva. La completa escissione chirurgica del linfonodo affetto è la scelta terapeutica più efficace nella linfoadenopatia da micobatteri non tubercolari (II-A).

- La possibilità di eventi avversi, seppure rari, deve essere in ogni caso comunicata espressamente ai genitori.

- Il trattamento chirurgico deve essere evitato quando gravato da un elevato rischio al nervo faciale (I-A).

- Quando non sia possibile procedere al trattamento chirurgico radicale è possibile intraprendere una terapia antibiotica con claritromicina (15mg/Kg in due dosi) in associazione a rifampicina (10-20 mg/kg in 1 dose giornaliera) o rifabutina (5mg/Kg in una dose) oppure associata ad etambutolo (20 mg/kg in 1 dose giornaliera), per la durata di due mesi (I-A). 

- La limitata efficacia della terapia antibiotica deve essere comunicata esplicitamente ai genitori (I-A).

Nel caso di marcata estensione del processo infettivo, immunodepressione del paziente o multiresistenza  dovrebbe sempre essere consultato uno specialista infettivologo pediatra (VI-B).

Da ricordare

In caso di linfoadenopatia, mono- o  bilaterale, acuta con febbre e/o faringotonsillite e/o un quadro clinico compatibile con sindrome simil-mononucleosica,  test rapido per ricerca SBEGA  negativo

sono necessarie indagini di primo livello ed ecografia del collo se persistenza e/o peggioramento dopo 3-5 giorni

In caso di linfoadenopatia mono o bilaterale di qualsiasi dimensione con evidenti segni di flogosi locale è consigliata terapia antibiotica empirica con amoxicillina/acido clavulanico 80 mg/kg/die in 3 somministrazioni per 14 giorni e rivalutazione del bambino dopo 7 giorni.